giovedì 4 ottobre 2007

SCIOPERO GENERALE CITTADINO CONTRO LA GESTIONE IDRICA PRIVATA NELLA CITTA' DI GELA

A. G. E. A.
ASSOCIAZIONE GELA EMERGENZA ACQUA
Web: orazio-consiglio.blogspot.com
Email: www.orazio.consiglio@email.it
Tel. 3471723264 – 3407848342


GIOVEDI’ 11 OTTOBRE 2007
SCIOPERO GENERALE CITTADINO!!

ALLE ORE 9,00 CONCENTRAMENTO PRESSO L’OSPEDALE DI GELA PER LA MOBILITAZIONE DI MASSA CONTRO IL CARO BOLLETTE E I DISSERVIZI DI CALTAQUA.

GELESE, UOMO E DONNA, BAMBINO E ANZIANO, STUDENTE DI OGNI ORDINE E GRADO, FORZE POLITICHE SANE, SINDACATI, ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO, PRESIDENTI DEI COMITATI DI QUARTIERE, COMMERCIANTI, ARTIGIANI, LIBERI PROFESSIONISTI,
PARROCI DI TUTTE LE CHIESE, TUTTI QUANTI, PARTECIPIAMO ALLA MANIFESTAZIONE PER AVERE RICONOSCIUTO UN DIRITTO NEGATO: L’ACQUA!!!

L’ACQUA E’ UN DONO DI DIO E A NESSUNO E’ PERMESSO DI PRIVARCELA. VOGLIAMO LA MUNICIPALIZZATA!!

RIVENDICHIAMO L’ACQUA POTABILE E CHE SIA SEMPRE CORRENTE 24h AL GIORNO AL PREZZO GIUSTO

GIOVEDI’ 11 OTTOBRE PARTECIPA ALLA GIORNATA DEL RISCATTO E DI LIBERAZIONE DEI GELESI CONTRO OGNI PREVARICAZIONE, CONTRO OGNI SORPRUSO DI CALTAQUA!!

VIA CALTAQUA DA GELA!!

AGEA
Il Presidente
Orazio Consiglio

1 commento:

okkiovivo ha detto...

vulemmu l'acqua, vulemmu

Questo testo è stato pubblicato all'indirizzo web:
okkiovivo.altervista.org

e sarà pubblicato ovunque troverà ospitalità.

Chi vuole, può rispondervi collegandosi al sito stesso. La sua risposta sarà pubblicata (salvo casi eccezionali).


Salve,
sono un ragazzo di 22 anni. In questi giorni, nella nostra città, uno degli argomenti da bar più gettonati è il problema dell'acqua. Vuoi o non vuoi, uno, alla fine, comincia anche ad avere curiosità e a voler capire cosa succede, soprattutto quando si sta parlando di un bene banalmente indispensabile come l'acqua.
Captando qua e là qualcosina, i “ragionamenti” che mi sono rimasti più impressi sono: “Cuffaro è un gran pezzo di M(beep)” oppure “Crocetta dice falsità” oppure “Non è stato fatto nulla per questo paese!” oppure “le tubature sono rotte” e in risposta “non è vero, invece il problema sarebbe risolvibile con l'acqua del Ragoleto”, “il guaio sta nella privatizzazione dell'acqua”, “stiamo facendo il possibile per affrontare l'emergenza”, “l'acqua è un bene primario” , “siamo nel Terzo Mondo”, “Farò tutto quanto nelle mie competenze per alleviare le vostre sofferenze” (no, non è Gesù a parlare). Ho visto anche attempati signori rossi in viso gridare delle interessanti considerazioni del tipo: “vulemmu l'acqua, vulemmu, bastar(beeep)”.
Mi si è fatta subito chiara un'impressione: a Gela siamo combinati male, molto male. Mi sto rendendo conto che qui i problemi vengono affrontati solo attraverso degli slogan. E la campagna elettorale appena trascorsa ne è stato un esempio lampante.
Il problema profondo che sta alla base di tutti gli altri è questo: coloro che gestiscono la cosa pubblica (politici, gestori vari, responsabili assortiti, ...) e coloro che dovrebbero descriverla al pubblico (i giornalisti) possono permettersi di esercitarsi in ciò che viene loro meglio: affrontare i problemi senza affrontarli. Può sembrare un paradosso impossibile ma non lo è: è invece un virtuosismo che, col passare del tempo, i personaggi di cui sopra hanno affinato sempre più. Ciò che mi sconvolge è che sembra che nessuno se ne accorga. Frasi del tipo “stiamo attenzionando i giovani” sono un luminoso esempio di maccheronica vacuità (il verbo “attenzionare se lo sono inventati loro”).
Scrivendo queste considerazioni, si potrà avere l'impressione che anch'io mi stia macchiando di ciò di cui mi sto lagnando (cioè retorica e basta), magari sono entrato anch'io nel tunnel delle parole a vanvera. Vengo quindi al nocciolo della mia richiesta.
Io vorrei che i problemi si esaminassero con delle strategie tali da poterli risolvere. Ho l'impressione invece che le strategie usate abbiano il fine di poter cogliere da un problema quei particolari che possano infangare l'avversario politico. Questo mi porta alla conclusione che alla classe dirigente non interessa nulla risolvere le questioni (sto parlando di destra, sinistra, centro, sopra, sotto, un po' di sbieco). Non è un attacco di grillismo incontrollato tanto è vero che non ho votato alle scorse elezioni comunali (ben prima del boom grillano), perché il votare sarebbe equivalso per me a questo= “beeee, sono una capra, mi basta sentire uno slogan simpatico per poter dare il voto” oppure “sono un penoso pezzente, sono così bisognoso che do il voto ai ben vestiti signori che sono più in alto di me e possono magnanimamente elemosinarmi ciò che mi serve”.
Forse sono ricaduto nella prolissità inutile.
Ritornando all'obiettivo di voler risolvere i problemi: una scaletta che potrebbe consentire di centrare tale obiettivo potrebbe essere:
Individuare le parti in causa.
Individuare i collegamenti fra loro, siano essi contratti scritti, accordi verbali, cavilli legali, combinazioni di eventi che legano più o meno esplicitamente delle parti in causa
Descrivere approfonditamente tali collegamenti, senza tacere numeri, percentuali e quant'altro.
Fare il punto dello stato attuale, attraverso esami tecnici e quantitativi
Mettere sul tavolo le varie proposte, valutandone i pro e i contro con dati oggettivi (intendo dire numeri, non parole)

Entrando nel problema particolare della crisi idrica, mi porrò di seguito alcune domande (alcune anche molto banali) ad alcune delle quali non sono riuscito a rispondere (forse perché non mi mantengo sufficientemente aggiornato), e che sono sicuro che la maggior parte delle persone, anche dopo aver letto per diversi giorni le notizie sul giornale, non saprebbero risolvere tutte.

Chi è il fornitore che il cittadino paga per avere acqua? E' Caltaqua?
Che c'è scritto nel contratto tra il cittadino e il fornitore? Cioè se il fornitore non eroga il servizio così come concordato, non è tenuto a pagare una qualche penale?
Chi sceglie il fornitore? La Regione? Il Comune? La Provincia? Chi? Poiché per ora non dispongo di risposta, per mia comodità, chiamerò “scegliente” l'ente che sceglie il fornitore.
Che tipo di legame c'è tra scegliente e fornitore? Che ci sta scritto nel contratto? Quali sono gli oneri di cui il fornitore si fa carico, nel momento in cui viene scelto? E se tali oneri non vengono rispettati, in che modo questa mancanza viene fatta pagare al fornitore? (sono ripetitivo). Quanto tempo dura il contratto scegliente-fornitore?
Il fornitore deve avere un posto da cui prendere l'acqua. Per comodità chiamerò questo posto “sorgente”. Allo stato attuale, mi sembra di capire che la nostra sorgente sia il dissalatore. Chi è il gestore della “sorgente”?
Per arrivare all'utente, l'acqua deve fluire nelle tubazioni. Chi è il gestore delle tubazioni? Il comune, giusto?
Ho individuato le entità che dal punto di vista concettuale sono indispensabili all'erogazione dell'acqua: gestore della sorgente, fornitore, scegliente, gestore delle tubazioni.
Allo stato attuale pare che queste quattro figure siano impersonate da quattro burloni ognuno dei quali può permettersi di dire: “non è colpa mia, io faccio tutto ciò che mi è possibile, sono gli altri che sbagliano”. Ecco un esempio del becero ping-pong a cui ci si può trovare di fronte:
FORNITORE: “non è colpa mia, sono le tubazioni che sono scarse”
GESTORE DELLE TUBAZIONI: “le tubazioni sono accettabili, è il fornitore che si cerca scuse”
Fin quando queste quattro figure potranno dilettarsi a passarsi la patata bollente, noi cittadini non potremo fare altro che farci deridere da questa messa in scena e, così facendo, farci umiliare, farci trattare come degli innocui tontoloni. Anzi potremo al massimo farci uscire gli occhi dalle orbite e infuriarci: “vulemmu l'acqua, vulemmu, bast(beep)”
Riagganciandomi al punto precedente: bisogna trovare un sistema che blocchi il giochetto della patata bollente. Un sistema potrebbe forse essere racchiuso in una parola: responsabilizzazione. Faccio un esempio. Secondo me lo scegliente, nel momento in cui propone l'appalto per selezionare il fornitore, dovrebbe fare questo discorso: “chi sarà scelto dovrà garantire il servizio, senza nessuna scusa”. Cioè allo scegliente non dovrebbe interessare assolutamente la causa che ha portato a un eventuale disservizio. Se la deve sbrigare interamente il fornitore. Anche se il disservizio fosse dovuto a cause di forza maggiore (terremoti, frane, sfortuna, capricci del demonio, ...) a pagare deve essere il fornitore. D'altronde perché la sfortuna deve ricadere sui cittadini e non sull'erogatore del servizio? Se una ditta decide di diventare fornitore deve accettare queste condizioni, altrimenti se ne sta a casa e non partecipa all'appalto, se ne troveranno altre disponibili. Attualmente, in presenza di problemi, il fornitore può allegramente uscirsene dicendo: “che ci posso fare, non è colpa mia”. E invece bisognerebbe che il cittadino possa arrogarsi il diritto di dire: “che ci posso fare, non è colpa mia”, dato che periodicamente lui paga per un servizio che, in virtù proprio del pagamento, GLI TOCCA (e si ha un reato se non si riceve ciò per cui si paga). Fin quando non si arriverà a un legame scegliente-fornitore come quello da me descritto, noi resteremo senza acqua o dovremo sperare che il fornitore sia la reincarnazione di Padre Pio e che quindi faccia sempre il suo dovere per senso del giusto, rispetto dei cittadini. Sappiamo invece che il senso del giusto e il rispetto dei cittadini sono delle favolette e che se si vuole che qualcuno adempia a un dovere, bisogna subito fargli pagare una eventuale inadempienza con una penalità, bisogna completamente responsabilizzarlo. A sua volta il fornitore dovrà rivolgersi al gestore delle tubazioni e al gestore della sorgente. Ripeto che i rapporti fornitore-gestore tubazioni e fornitore-gestore sorgente non dovrebbero essere affari dello scegliente e neanche del cittadino. I rapporti fornitore-gestore tubazioni e fornitore-gestore sorgente dovrebbero essere strutturati anche essi sulla base della responsabilizzazione, nel modo spiegato sopra. Supponiamo adesso che, ipoteticamente, le parti in causa siano regolate così come illustrato. Supponiamo anche che capiti che dal rubinetto del cittadino non scenda una goccia. Il cittadino saprà, senza nessun spargimento di patate bollenti, che dovrà essere risarcito dal fornitore. Il fornitore saprà che non dispone di nessun modo per rifiutarsi di farlo. Saprà solamente che, se non vorrà avere altre perdite, dovrà obbligare il gestore delle tubazioni e il gestore della sorgente a lavorare bene , e, eventualmente, cercherà di farsi risarcire da loro. Forse è ingenuo ottimismo, ma sono quasi sicuro che in questo modo le cose funzionerebbero (magicamente?) meglio. Ad esempio il gestore del dissalatore, sapendo che, in caso di guasto, avrebbe delle penalità eccessive, troverebbe il sistema per “portare avanti la baracca” anche in situazioni di emergenza (nella progettazione di sistemi di qualsiasi natura, si possono ottenere diversi gradi di robustezza, quella qualità che consente il funzionamento del sistema anche in situazioni critiche e che si ottiene attraverso diverse tecniche, ad esempio ridondanza delle risorse).
Andando più nello specifico: le tubazioni di Gela sono accettabili o no? Non me ne faccio niente di ciò che mi dice Crocetta, o di ciò che mi dicono i suoi avversari. Parto dal presupposto che ciò che dicono loro non è sincero, ha sempre il fine politico, e, anche se diventassero improvvisamente tutti santi, non avrebbero le opportune conoscenze tecniche per fare delle valutazioni affidabili. Lo ammetto, mea culpa, la mia diffidenza è cronica, esagerata, maniacale, ma sono fatto così. Voglio dei numeri. Pretendo degli studi ingegneristici sulla questione, non delle ciarle in politichese locale. Non penso di parlare di fantascienza se immagino che, allo stato attuale, esistono delle modalità SCIENTIFICHE che consentano di stabilire se le tubature sono accettabili. Sennò, per decidere se è il caso di cambiare la tubazione, bisogna assegnare una delle tante consulenze esterne al Mago Silvan? Girare la ruota della fortuna? Oppure bisogna rassegnarci a prendere una tale decisione in base a dei meschini conticini politici? Finora, da ciò che ho (distrattamente, lo ammetto) sentito, mi sa che si propende verso quest'ultima soluzione.
Cosa serve per avere l'acqua del Ragoleto? Quali sono le opere e le risorse finanziare per costruirle? Da dove dovrebbero arrivare questi soldi? E' necessario che il sindaco Crocetta diventi commissario per le acque per il potabilizzatore del Ragoleto? Quali sono gli articoli di legge in base a cui una città può avere un potabilizzatore solo se il suo sindaco è commissario speciale per le acque? Chi ha il potere di nominare un commissario per le acque? Il presidente della regione? Solo lui? In che modo il sindaco ha richiesto di diventare commissario? Una domanda scritta? In che data? Che ci stava scritto letteralmente? E la risposta da parte della regione? E' arrivata? Attraverso qualche cosa scritta? In che data? Che c'era scritto di preciso? Si dice che Cuffaro non vuole che Crocetta diventi commissario per le acque? Perché? Quali sono le motivazioni legali, burocratiche, ect... che Cuffaro adduce? Oppure ha degli interessi personali? Se si, quali? Oppure è semplicemente un sadico, un dispettoso? Alla fine comunque, si è riusciti a ottenere l'acqua del Ragoleto senza nomina del commissario alle acque, no? O forse sbaglio? Allora, quello del sindaco Crocetta, era furore ingiustificato?
Che ruolo hanno Caltaqua e Siliaqua? Che contratti hanno stipulato? Con chi? In che data? Fino a quando resteranno in vigore questi contratti? Cosa c'è scritto di preciso? Quali sono gli obblighi che le due società hanno? Verso chi? A quanto ho capito Caltaqua prende l'acqua da Siciliaqua. Ma Siciliaqua gliene da poca (secondo Caltaqua, ovviamente). Per il ragionamento fatto sopra, Caltaqua non ci dovrebbe venire a raccontare queste cose. Non ce ne frega niente. Quelli sono affari suoi. Caltaqua intanto paghi per il disservizio (ad esempio se ne vada a casa) e poi ci pensi lei a farsi risarcire da Siciliaqua.

Possibilmente la maggior parte delle mie domande hanno trovato esaurienti risposte nella stampa locale. Penso, comunque, che un punto della situazione sia utile a molte persone che si trovano nella mia situazione. Anzi penso che chi detiene il potere per occuparsi di simili questioni (politici, responsabili e anche giornalisti ....) sia tenuto a rispondere. Tutti noi dobbiamo cominciare a disprezzare gli slogan e a pretendere risposte o, per lo meno, ragionamenti logici.


Aspetto pertanto la risposta (nelle modalità indicate all'inizio) in particolare del nostro sindaco. Staremo a vedere. Risponderà? O continuerà a vomitare banali slogan?